Conosciamo le api che producono “Il Miele PIUMO”
Se tutti gli individui sterili all’interno di una colonia di api scomparissero all’improvviso, rimarrebbero pochi maschi ed un unico individuo femmina: LA REGINA.
La regina nasce da un uovo identico a quello di una qualsiasi operaia ma a differenza di queste è nutrita per tutta la vita con pappa reale. Si accoppierà, deporrà migliaia di uova e vivrà per anni, accudita e protetta. La regina è la sopravvivenza della specie.
Ancorata sulla soglia dell’arnia, attraverso il veloce movimento delle ali, un’ape crea un piccolo flusso d’aria che contribuirà a regolare la temperatura del nido e mantenerla sul valore stabile di circa 35°C. Attraverso azioni mirate e coordinate le api mantengono costante il clima interno dell’alveare, rivelando una loro fondamentale conquista evolutiva: l’indipendenza dalle condizioni ambientali esterne
Nel superorganismo delle api il favo è molto più che un nido e un semplice riparo. Il favo è un grande laboratorio collettivo in cui migliaia di piccoli cervelli connessi tra loro si comunicano conoscenze, risolvono problemi, gestiscono il flusso di materia ed energia. È un mondo che le api stesse hanno costruito, regolato in maniera precisa e parte inscindibile della loro vita. Per la colonia delle api il favo scheletro, spazio, culla, rete di comunicazione, memoria.
Un’ape tra migliaia di api, pronta a portare il suo piccolo contributo all’organizzazione della sua colonia. Una delle ipotesi più affascinanti della scienza è quella di considerare ogni singola ape come la cellula di un superorganismo. La colonia d’api è vista come un unico grande organismo vivente altamente complesso. Il suo comportamento è il risultato di una coordinazione straordinaria ed è mosso da un’intelligenza collettiva.
Un’intelligenza collettiva: è questa la grande meraviglia del mondo delle api, insetti sociali presenti sulla Terra da milioni di anni. Una moltitudine di minuscoli cervelli, paragonati ad un “internet biologico”, interconnessi attraverso un linguaggio fatto di vibrazioni, danze, suoni e molecole. Nell’ombra di una cavità naturale o di un’arnia si tramanda la vita dell’alveare, popolato da migliaia di individui, la cui massa cerebrale complessiva raggiunge un numero di neuroni pari alla metà di quelli di un essere umano. Ogni ape contribuisce alla vita e sopravvivenza della sua colonia come ogni nostra cellula contribuisce al mantenimento in vita del nostro corpo. La famiglia delle api è considerata non come una società composta di molti e singoli individui ma come un solo unico “superorganismo” organizzato ed indipendente.
Una goccia di resina ha avvolto senza scampo un minuscolo insetto, racchiudendolo e conservandolo
dalla decomposizione. Il lungo tempo geologico, attraverso milioni di anni, ha trasformato la resina in un dorato fossile chiamato ambra. Le inclusioni come queste rendono l’ambra una delle gemme più affascinanti perché custodiscono importanti informazioni sulla storia della vita della Terra. Questo piccolo insetto di non più di 3 mm è un antenato delle api di oggi. Ha circa 20.000.000 di anni.
Il miele è la fonte di energia solare, il carburante nella vita dell’alveare e le api si appropriano dell’energia del Sole attraverso il nettare dei fiori. Nelle migliaia di visite, in un solo giorno, le api lasceranno dietro di se fiori fecondati, in seguito abbondanti frutti e semi. Contribuiranno all’impollinazione e alla conservazione della biodiversità degli ecosistemi. La conseguenza non sarà solo un variopinto prato fiorito ma anche il contenuto del piatto sulla nostra tavola.
Api raccoglitrici d’acqua.
Come il nettare anche la fonte d’acqua è segnalata attraverso una danza che informa sulla posizione e la distanza dall’alveare. Il linguaggio delle api è uno tra i più affascinanti comportamenti animali. Nel corso degli esperimenti i ricercatori si sono spesso trovati di fronte al concetto d’intelligenza in quanto le api sanno rispondere a problemi nuovi e risolverli con comportamenti adeguati. Il fatto straordinario è che quest’intelligenza sembra appartenere non tanto alla singola ape, ma all’organismo-alveare che, paragonabile ad un unico cervello, riesce a pensare attraverso la coordinazione di migliaia d’individui.
Ogni ape afferra la zampa posteriore della compagna che sta sopra, con le due zampe anteriori. Le api così appese rimangono immobili per lungo tempo. Il motivo di questo comportamento e sconosciuto. Forse è una “scala a pioli per il trasporto di materiale fino al cantiere?
Forse una catena per la trasmissione di informazioni?
Forse uno studio collettivo sulla gravità?
Forse il progetto grafico del nuovo favo?
Ogni pianta, ogni animale ha un ruolo importante per tutti gli altri esseri viventi e quando una specie scompare spesso lascia conseguenze drammatiche.
Se le api sparissero verrebbe meno l’impollinazione delle piante, mettendone in serio pericolo la sopravvivenza. Si perderebbero ricchezza e varietà di frutti e semi; in seguito tutta la catena alimentare risentirebbe di questa drammatica assenza.
Uomo compreso. Il nostro corpo non confina con la nostra epidermide ma esiste in un mondo più vasto, un’indispensabile relazione con tutte le altre specie della Terra.
Un po’ di matematica.
La matematica sembra essere il miglior linguaggio per descrivere la sorprendente perfezione del favo. Ogni cella ha la forma di un esagono regolare ossia del poligono con 6 lati e 6 angoli interni uguali.
L’ampiezza dell’angolo interno di un esagono è 120°.
Disponendo intorno ad un vertice 3 copie di esagoni in modo da completare un angolo giro (120°x 3 =360° ) si copre perfettamente la superficie.
In geometria questo procedimento si chiama tassellazione, cioè copertura di una superficie piana con il ripetersi figure geometriche, disposte in modo di non lasciare buchi o sovrapposizioni. La geometria del favo rappresenta la soluzione ottimale per creare il volume più grande possibile con la quantità più
piccola di materiale.
Un patto evolutivo unisce le api al mondo vegetale in una solida alleanza. Nei loro voli tra i fiori le api si impolverano di polline. Sul loro corpo preziosi granuli colmi di geni viaggiano verso destinazioni sconosciute attrezzati ad incontrare gli ovuli di altri fiori. cromosomi e geni della loro altra metà, e fecondarli. Lo scambio è fatto: nettare per le api discendenza per i fiori.
L’ape è un essere da folla..
Quando esce dall’arnia esce dal suo elemento. S’immerge per un momento nello spazio pieno di fiori come un nuotatore si tuffa nell’oceano pieno di perle. Ma pena la vita, bisogna che ad intervalli regolari torni a respirare la moltitudine, così come il nuotatore torna a respirare l’aria. Isolata l’ape muore dopo pochi giorni Non di freddo o di fame ma di solitudine.
(Maurice Maeterlinck)
Come gli antichi navigatori anche le api usano per orientarsi la posizione del Sole sulla linea dell’orizzonte e nei loro viaggi d’andata e ritorno percorrono invisibili sentieri tracciati nel cielo. La mappa è stata disegnata, attraverso una danza sui favi, dalle api esploratrici che hanno spiegato alle compagne direzione e distanza da percorrere per raggiungere i fiori. I sentieri sono fasci di luce polarizzata che gli occhi delle api sanno distinguere e che le guidano senza incertezza nei labirinti del territorio.